LA VOCE DEGLI EROI
27 Gennaio, 2025 20:30 - 23:00
LA VOCE DEGLI EROI
Francesco Repice
27 gennaio ore 20:30
LA VOCE DEGLI EROI
Vite di cronisti che hanno incrociato la Storia
Uno spettacolo con Francesco Repice
di Francesco Repice e Matteo Corfiati
Gli eroi, i personaggi e i campioni vengono raccontati da sempre in molti modi, con tante declinazioni, in varie chiavi.
Sono loro ad aver scritto fulgide pagine di Storia, ognuno nel proprio campo, dalla scienza allo sport. Momenti indimenticabili ed emozionanti che fanno parte del tessuto culturale di una nazione.
La Storia moderna è piena di campioni ed eroi. A renderli immortali, però, non sono state soltanto le loro imprese ma anche le voci che le hanno raccontate.
Quelle che le hanno portate nelle case di tutti gli italiani attraverso la radio prima e la tv poi: perché ognuno di noi ricorda i grandi eventi anche per le parole che li hanno accompagnate, alla radio o in televisione.
Sono le voci di cronisti talentuosi e, prima ancora, di persone comuni con una vita straordinaria, densa di aneddoti e curiosità, esperienze personali intense e sofferte, percorsi professionali di alto livello che hanno incrociato la Storia.
Francesco Repice, il principe dei radiocronisti italiani, racconta i cronisti che, più di tutti, sono entrati nel cuore degli spettatori: Nicolò Carosio, Sandro Ciotti, Enrico Ameri, Tito Stagno, Victor Hugo Morales, Paolo Valenti.
E lo fa con una narrazione che intreccia episodi indelebili della Storia con le vicende umane di chi le ha raccontate.
IL RACCONTO
Senza una voce che la racconti un’impresa rimane un’impresa, è vero.
Ma magari non entra nell’epica. Non resta impressa nella mente di tutti.
Perché le parole non sono importanti: sono fondamentali quando è la Storia a essere scritta.
Il sentiero tracciato da Repice inizia nel 1924, quando due donne legano per sempre il proprio nome alla storia della neonata radio: si chiamano Ines Viviani Donarelli e Maria Luisa Boncompagni e sono le prime voci del primo annuncio dell’URI, Unione Radiofonica Italiana.
Ines è una musicista, Maria Luisa una “dicitrice”, come si usa dire a quel tempo. Le loro vite si incrociano per caso e rimangono scolpite nella storia della comunicazione italiana.
Vent’anni più tardi, quando la Seconda Guerra mondiale non è ancora finita, nasce la RAI, un acronimo di cui forse non tutti conoscono il significato: Radio Audizioni Italiane. Il Dopoguerra è un periodo d’oro per la radio che porta in tutte le case le voci di Mike Bongiorno, Lelio Luttazzi ma soprattutto di colui che, ad oggi, è considerato come il primo grande radiocronista: si chiama Nicolò Carosio.
La sua vita è un romanzo che Repice condensa in alcuni aneddoti personali – come la mancata partecipazione, nel 1949, alla trasferta in Portogallo del Grande Torino a causa della cresima del figlio, una decisione che gli salverà la vita – che si intrecciano con momenti di gloria dello sport come le vittorie della Nazionale di calcio (di cui sarà la voce per 37 anni) in due Mondiali e l’Olimpiade del 1936 nella Germania nazista: è proprio lì che Carosio maturerà la convinzione di dover raccontare lo sport come una missione.
A partire dalla metà degli anni 50 Carosio contribuisce anche a formare nuovi cronisti, talmente bravi da diventare rivali come Enrico Ameri e Sandro Ciotti, un burbero giornalista che perderà in parte la voce proprio a causa di una radiocronaca alle Olimpiadi del 1968 ma che dovrà la propria fama anche al timbro particolarissimo che accompagnerà le sue parole nei decenni a venire.
Una vita quasi mitologica, la sua, segnata fin da bambino da figure immortali (Trilussa fu il suo padrino di battesimo) e collaborazioni con grandi artisti dello spettacolo (fu l’autore di un grande successo di Enzo Jannacci).
Sono gli anni in cui al racconto radiofonico si affianca – parallelamente alla diffusione della tv – quello del piccolo schermo che trova un altro grande maestro che accompagnerà in diretta con le proprie parole i grandi eventi per quasi mezzo secolo. Si chiama Tito Stagno e in Italia a lui è legato uno dei momenti più importanti della Storia dell’uomo: lo sbarco sulla Luna, che racconta in diretta nel 1969.
Una vita, la sua, vissuta al fianco di Pontefici (fu Roncalli a scegliere il nome della sua primogenita, Brigida), Presidenti e personaggi indimenticabili, alcuni diventati amici, tanti diventati protagonisti di episodi curiosi sconosciuti al grande pubblico.
In quella che diventa una grande palestra per i giornalisti, la RAI di quel tempo, cresce anche un volto che identifica uno dei programmi più famosi di sempre, Novantesimo Minuto, nato proprio da una sua intuizione e condotto fino a pochi giorni prima di morire: Paolo Valenti, “l’amico della domenica” (come titola la Repubblica il giorno successivo alla sua scomparsa, nel 1990), uno tra i giornalisti più amati negli anni 80 che – forte di una precedente, lunga gavetta sul campo al seguito di eventi anche drammatici come il terremoto in Friuli – traghetta gli italiani in anni colorati e complessi con un format basato sul calcio e condotto con uno stile inimitabile.
È un periodo in cui il calcio diventa veicolo per le mode e crea personaggi anche grazie all’avvento in Italia di campioni come Marco van Basten, Lothar Matthaus e il più grande di tutti: Diego Armando Maradona. A lui si lega indissolubilmente la voce di un cronista che racconta i suoi due gol all’Inghilterra (un match denso di significati a causa della Guerra delle Falkland) nel corso dei Mondiali del 1986 in Messico: Victor Hugo Morales, un giornalista dalla vita avventurosa che in realtà era uruguaiano e che era dovuto scappare in Argentina dopo lunghi periodi di prigionia in patria a causa dei contrasti con la dittatura del tempo.
Francesco Repice, voce della vittoria dell’Italia agli Europei di calcio nel 2021, racconta i ‘colleghi’ in base alla conoscenza diretta per chiudere poi il racconto con l’esperienza personale e sottolineare come spesso la cura e la preparazione siano strumenti indispensabili per trasmettere allo spettatore l’empatia, ovvero le emozioni, le sensazioni, la gioia, la tristezza, la rabbia dei grandi protagonisti del nostro tempo.
Lo spettacolo dura 75 minuti circa.
La regia è di Matteo Corfiati.
I biglietti per questo evento non vengono venduti presso il botteghino del teatro, ma solo online. Il presente evento non è acquistabile tramite la card da 4,6,8 ingressi.
Biglietti disponibili online su Ticketone